Top 5 Crowdfunding (webseries, film e documentari): i progetti più finanziati tra Febbraio e Marzo

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Uno dei fenomeni più interessanti, costruttivi e squisitamente internettiani dell’ultimo biennio è l’emergere del crowdfunding come fonte di finanziamento alternativa per dare il via operativo a ogni sorta di idea artistica, editoriale,…

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Secondo schermo, uno su due naviga mentre guarda la tv.

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Al Social Media World Forum, esperti e operatori svelano numeri interessanti: solo il 30% degli utenti guarda contenuti relativi al programma principale. E gli altri che fanno?

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No joke: YouTube gets its first live comedy show

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“It’s the beginnings of what a cable television network would look like – if it was run by lunatics.” Rob Barnett, Hollywood veteran and founder / CEO of My Damn Channel, likes juicy soundbites – but he is dead serious about recreating the cable TV…

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Mentre debuttano i primi show in diretta, YouTube si dice pronto ad aumentare l’investimento in canali originali

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Mentre divampa la diatriba sull’effetto degli ultimi algoritmi di discovery dei contenuti appena caricati nel sostenere i vecchi livelli di visualizzazioni – e mentre la concorrenza, dal redivivo Yahoo a Hulu a Netflix, si organizza con…

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La metamorfosi di Yahoo: da motore di ricerca a “quinto TV network” d’America

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L’aggregato dei siti sotto l’egida di Yahoo ha raggiunto a Febbraio, secondo le stime comScore, 173 milioni di visitatori unici americani. Dietro Google (220 milioni) e Microsoft (186 milioni), è il “terzo polo” del web made in USA.

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User-generati o video contenuti premium: chi fa più pubblico online?

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L’esodo di massa delle piattaforme di online video verso i contenuti di alta qualità, comparabili per valori produttivi e intrattenitivi alla TV tradizionale, non ha cancellato con un colpo di spugna virtuale l’immensa mole di filmati amatoriale e…

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Lost in google – la nuova produzione The Jackal che promette di sbancare youtube (italia)

C’era una volta “Lost in Translation”, il sopravvalutato film di Sofia Coppola, poi è venuto Lost in Berlusconi (parodia video delle avventure giudiziarie dell’ex premier Silvio Berlusconi, rivisitate dagli sceneggiatori di Lost).

Furono due successi, nei rispettivi campi: il cinema per la pellicola di Sofia Coppola, il web – youtube in primis – per la produzione Kook.

Ora sul web, invece, è il momento di Lost in Google, una produzione The Jackal, un’agenzia di “viral marketing on web, e marketing non convenzionale”.

Ma cosa è quindi Lost in google? Si tratta di una webseries, tutta italiana. Che vorrebbe, probabilmente, ripercorrere il successo di Freaks.

La trama è presto svelata: un ragazzo, Simone, digitando “google” su Google viene inghiottito dal motore di ricerca. La particolarità della serie, che la rende unica nel suo genere, è quella di utilizzare i commenti dei “fan”, ovvero di coloro i quali guardano le puntate precedenti, per creare la trama dell’episodio successivo.

L’idea funziona. Molte volte ciò che accade nella puntata è anticipato da una grafica che mostra il commento selezionato dagli autori per orientare la trama della puntata. Il tutto ha un duplice effetto positivo: se da una parte, infatti, aumenta l’engagement degli utenti, dall’altro aiuta a dare un ulteriore tocco di surrealismo ad una serie che certo ha ben poco di tradizionale.

I numeri della serie stanno iniziando ora ad aumentare. Siamo alla seconda puntata (ma c’è un episodio zero, un videotutorial che spiega agli utenti come partecipare alla creazione della serie con i loro commenti), pubblicata nella serata di lunedì 17 gennaio.

Oltre 100mila visualizzazioni per la puntata 0, oltre 140mila per la prima. Troppo presto per giudicare la seconda. Quel che è sicuro è che i tempi di pubblicazione appaiono troppo lenti. Tra il primo e il secondo episodio sono passati quasi due mesi. L’episodio zero, leggiamo dal loro canale youtube, è stato addirittura caricato a fine giugno.

Il canale The Jackal ha una buona base di partenza con oltre 60mila iscritti e circa 6 milioni di visualizzazioni dei vari filmati online. (siamo quindi lontani dai 60 milioni di Clio Make up)

Tra le altre cose da segnalare che nell’ultimo episodio, quello appena caricato, c’è un’apparizione di Caparezza che interpreta il personaggio bloccato nelle google Maps.

Nella prima puntata, invece, c’è la partecipazione di Claudio Di Biagio, “stella” di Freaks, e “youtubestar ” conosciuta come “nonapritequestotubo”.

L’impressione, dalla viralità con cui questo episodio sta girando sulla rete, è che questa webseries potrebbe essere un buon successo. Soprattutto se gli autori riusciranno ad assecondare in tempi più veloci la voglia di fruizione degli utenti, e continueranno a dosare sapientemente piccole furbizie (come le apparizioni delle web star) e trovate simpatiche.

Infine, ecco i video:

Episodio 0

Episodio 1

Episodio 2

Clio Make up: da youtube alla tv

Il prossimo Febbraio su Real Time, una delle televisioni satellitari e del digitale terrestre che sta ottenendo più successo, partirà una nuova trasmissione, sempre pensato in ottica “how-to”.

Infatti, inizierà la trasmissione di Clio Make Up, ovvero una “youtuber” esperta nell’uso del trucco. Dal suo canale su Youtube leggiamo che è una  “makeup artist freelance” che vive e lavora a new york.

I tutoriali, ovviamente, sono il piatto forte del suo canale, che ha numeri “importanti”.

Quasi 65milioni di visualizzazioni dei suoi video, oltre 140mila iscritti al suo canale; Il suo ultimo video, caricato proprio domenica 15 gennaio, è ad un passo dalle 100mila visualizzazioni. Quello caricato quindici giorni fa, è arrivato a quasi 400mila.

Come dicevamo da qualche giorno su Real Time è possibile vedere lo spot della trasmissione di Clio Make Up. Dal successo su Youtube ad un programma televisivo. Non è il primo caso, non sarà l’ultimo. Chi il prossimo?

La Tv fagocita anche il web?

Per anni, in ambito comunicativo, ci siamo sentiti dire due cose. La prima riguardava il rapporto tra TV e giornali. La carta stampata veniva accusata di dare troppa importanza alla televisione, parlandone troppo, e diventandone, in qualche modo, megafono.

La seconda cosa, invece, riguardava il web, la rete, e la televisione. Per anni il mantra è stato che la “rete avrebbe ucciso la televisione”, che la televisione era morta, che sarebbe soltanto dovuto passare qualche anno.

La realtà, ad oggi, appare diversa. La televisione va verso il web, nel senso che i televisori del futuro saranno le cosiddette connected tv. Ma soprattutto, mi sembra che a volte, il web sia comunque anche esso “fagocitato dalla televisione”.

L’altro giorno su Facebook Fabio Chiusi  mostrava un’immagine dei TT di Twitter. Erano invasi dai cosiddetti film natalizi, insomma, dalla tv “festaiola” delle vacanze. E lamentava un eccessivo disimpegno di chi utilizza twitter qui da noi. In realtà, non è tanto il disimpegno eccessivo il focus del problema. Il fatto, certificato da noi qui più volte, è che ogni sera la tv fagocita i TT italiani. Come del resto succede negli Stati Uniti.

Infatti, ieri sera ai vertici dei TT c’era #Presadiretta, la trasmissione di Rai Tre condotta da Iacona, che era dedicata proprio alla primavera araba. Il problema, se di problema si può parlare, quindi, è che la TV rimane il centro del nostro universo comunicativo, e anche i Social Network ne fanno da amplificatore.

Va anche detto che Facebook prima, e twitter oggi, mantengono invece una profonda capacità di penetrazione dei giornali online e dei giornali cartacei. La sfida, quindi, è vedere se in un futuro prossimo il web, soprattutto attraverso i social network sarà in grado di scalzare la televisione dal ruolo centrale che occupa nel nostro mondo dei media.

Ma non sarà impresa facile

Agorà in prima serata: un passo avanti per la social Tv

La morte di Steve Jobs è stato sicuramente un evento importante, che commosso molti ma che, soprattutto, ha avuto un’incredibile rilevanza mediatica.

Per la prima volta nella sua storia, o almeno a me pare che sia così, la Rai, la televisione pubblica, ha deciso di dedicare una sua prima serata ad un evento molto importante, ma assolutamente legato all’innovazione, alla rete, ad internet, alla tecnologia.

Argomenti che certamente non sono il pane quotidiano per l’italico telespettatore italiano di prima serata. Infatti gli ascolti non hanno premiato la scelta: un 4,15% di share che non fa giustizia all’impegno di chi l’ha organizzata in così poco tempo.

Ma non è questo di cui vogliamo occuparci. Vogliamo parlare non del programma stesso, andato in onda in Tv, ma di quello che è accaduto fuori dal programma.

Ovviamente, come succede tutte le sere, su Twitter si è ampiamente discusso della trasmissione, in diretta. Anzi, ieri sera c’era una parte dell’audience dei social network che si occupava anche di Piazzapulita.

Insomma, oltre alla sfida degli ascolti, ampiamente vinta dal programma di Formigli, c’è stata quella sui social network. Difficile decretare un vincitore unico. Diciamo che in quantità ha stravinto Agorà, in qualità, in apprezzamento, Piazza Pulita. (Da notare che è praticamente sparito dai tweet StarAcademy. 5,38% prossimo alla chiusura, credo).

Ma torniamo allo speciale Agorà. Ovviamente una trasmissione che si occupava comunque di temi legati all’innovazione, non poteva non attirare l’attenzione di una grande parte della comunità dei social. Infatti, in moltissimi l’hanno commentata, e in maniera negativa. Troppi ospiti, troppi presenzialisti, troppo show, troppi commenti fuoriposto. Ovviamente l’argomento da trattare era rischioso. Perché OVVIAMENTE la Rai non poteva fare un programma per Geek in prima serata, ma dall’altra parte ha snaturato un programma televisivo, trasformandolo in un programma che, paradossalmente, avrebbe trovato la sua casa naturale su una webtv, o sul sito della RAI.TV. Insomma, ancora non mi sembra si sia trovato il giusto modo, il giusto compromesso tra i due mondi ( e chi lo farà, farà probabilmente bingo)

Il paradosso più divertente della trasmissione, però, è stato un’altro. E qui arriviamo propriamente a parlare di Social Tv. Infatti molti degli ospiti di Agorà, sono degli abituali utilizzatori di Social Network, Twitter compreso: Riccardo Luna, Luca Sofri, Alessandro Gilioli, Giulia Innocenzi, ma anche lo stesso Antonio Sofi, o Diego Bianchi.

Il Paradosso consisteva nel fatto che i protagonisti della trasmissione in video, commentavano – difendendola nel caso di Sofri, o attaccandola nel caso di Alessandro Gilioli – la trasmissioni di cui facevano parte. Fino al punto in cui quel geniaccio di Diego Bianchi non ha letto in trasmissione un tweet di Gilioli che commentava – in un linguaggio più da web che da “prima serata tv”, quanto detto pochi minuti prima da Antonio Palmieri, colui che da sempre nel centrodestra berlusconiano si occupa di rete.

(A Palmieri voglio bene, ma il forfettone del governo per ricordarsi Steve Jobs no cazzo no #Agorarai #Agorà)

Quindi avevamo:

– La trasmissione propriamente detta.
– Il “commento live” che gli utenti di twitter fanno ogni sera di alcune trasmissioni
– I Tweet in diretta dei protagonisti della trasmissione sulla trasmissione stessa di cui erano protagonisti
– Il commento in studio dei tweet che gli stessi protagonisti avevano lanciato in rete.

Bellissimo. Se organizzato meglio diventa un must della televisione. (ma forse un po’ complicato per la signora Maria davanti alla tv)

Forse è stato un caso, ma si è costruito un pezzetto di futuro. E un caso che può fare scuola.

Sarà un caso che si parlasse di Steve?

(i tweet di ieri sera su #agorarai)